Influencer pretende hotel gratis: rifiutata

Molti avranno sentito recentemente parlare della blogger (o “social-media influencer” di professione) che si è vista negare, da parte di un rinomato hotel di Dublino, la richiesta di un soggiorno gratuito in cambio di una recensione sui propri profili social. Se non ne sapete nulla qui trovate la risposta che il gestore dell’albergo ha pubblicato (riportando la richiesta) su un profilo facebook della struttura.

Della vicenda ci hanno colpito alcuni aspetti:

1. Il coraggio della richiesta

Ovvero il coraggio sfacciato con cui una persona possa chiedere una prestazione gratuita in cambio di esposizione, visibilità o il prezioso passaparola.
Credo che nessuno di noi si sognerebbe di proporre al proprio panettiere di ripagare i suoi prodotti appena sfornati con un tweet o una foto su instagram.
Cosa ben diversa è invece quando un’azienda, in cerca di visibilità, contattata un/una blogger per concordare una prestazione redazionale. In questo caso l’azienda potrebbe offrire sconti, trattamenti extra, campioni omaggio… o corrispondere l’ammontare dell’intera parcella, se prevista, per la realizzazione dell’articolo, post, recensione o video.
In quest’ottica, il gestore dell’hotel ha suggerito alla ragazza un’alternativa più dignitosa: in futuro si offra di pagare per il proprio soggiorno (come tutti noi d’altronde!) e, se l’azienda lo riterrà utile per il proprio business, procedere poi ad un accordo commerciale.

2. Il coraggio della risposta

Ovvero il dignitoso coraggio con cui una struttura ricettiva (ma vale per qualunque altra impresa alla costante ricerca di like e views da parte di potenziali clienti) rifiuta una proposta di esposizione verso decine di migliaia di contatti.
Forse l’hotel ha pensato che i seguaci di una 22enne con le labbra gonfiate che dispensa consigli estetici su zigomi e glutei non siano tra i loro clienti target. Forse non l’hanno ritenuta sufficientemente autorevole in fatto di viaggi per poter parlare di soggiorni e hotel. Sarebbe andata diversamente se la richiesta l’avesse fatta l’agente di qualche rinomata guida o rivista turistica? In fondo è come scegliere la testata sulla quale pubblicare un’inserzione, il circuito su cui piazzare un banner o la trasmissione durante la quale trasmettere uno spot televisivo.
O più semplicemente la struttura ha pensato di sfruttare a proprio vantaggio la situazione: forte di un numero di followers superiore a quelli della influencer, ha smascherato la scroccona (senza rivelarne l’identità) e atteso l’effetto virale che una tale notizia avrebbe, ed ha, creato in rete.
A noi piace pensare che qualcuno abbia finalmente detto basta al fenomeno, piuttosto diffuso, di proporre visibilità, diffusione e promessa fama in cambio di prestazioni professionali, come ad esempio capita nel campo della fotografia, della grafica, del copywiting, del web design…

3. Forti dubbi sull’attendibilità delle recensioni

Quanti di voi leggeranno la prossima recensione senza pensare al compenso ricevuto dal blogger di turno? Siamo così sicuri dell’imparzialità di giudizio da parte di chi è stato ospitato gratis? Crediamo davvero che verremmo trattati nello stesso modo di chi si è presentato come influencer? Sarebbe ora che il popolo degli “influenzati” si ponesse il ragionevole dubbio su quante delle recensioni o pareri entusiasti che si leggono in rete siano in realtà pilotate.
Eppure la salvaguardia dell’autenticità è un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti: blogger, aziende e clienti finali. Noi di ItinerariCamper, quando vi consigliamo un luogo o una sosta, lo facciamo dopo esserci stati, in incognito e a nostre (ahimè) spese. Le poche “segnalazioni” non testate personalmente sono presentate sul sito in modo ben distinto dalle nostre esperienze dirette. In questo modo riusciamo ad essere indipendenti da tutti e a garantire la massima attendibilità dei contenuti (nei limiti del possibile in quanto molte volte condizioni e prezzi sono soggetti a variazioni senza che ci venga comunicato).

Insomma, l’argomento è molto delicato e spinoso: molti dei fulltimers che seguiamo vivono o finanziano i loro progetti grazie anche a questo tipo di attività che, se ben curata e realizzata, non è da criminalizzare.

E voi… da che parte state?

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